mercoledì 26 febbraio 2014

COME PER CALICANTO

Curiosando su facebook mi è parso di capire che il 2013 sia stato più o meno per tutti un anno intenso. C'è chi preferirebbe definirlo schiettamente di merda. Mi ci potrei mettere pure io in quella fila, per le ormai note storie di rottura sentimentale, a volte anche di palle, spessissimo di cuore. Ecco, il 2013 mi ha insegnato che l'espressione "cuore spezzato" non è un'iperbole abusata da Nicholas Sparks, ma qualcosa che può succedere davvero. Fa maluccio, però dalla rottura può venire anche qualcosa di buono, qualche sentimento compresso che cominciava a sentirsi strettino, qualche balla mal raccontata che ha ormai fatto il suo tempo. Forse nessuna grande rivelazione, ma sicuramente
una fresca secchiata di cubetti di ghiaccio, che stoppa la musica da film ed interrompe il coma farmacologico, quasi sempre auto inferto.
Nonostante la potenza del risveglio e la comicità di alcune reazioni maschili (nulla, come un rapporto che finisce, ti rivela la vera natura delle amicizie con i signori uomini), la rivelazione sovrana del 2013 è un'altra, una rivelazione botanica. Tutto ebbe inizio qualche anno fa, quando ancora abitavo a Bologna, in zona Stadio e, passeggiando con il cane, scoprii nell'aria un profumo incredibile, dolcissimo ed intenso, così buono da dare dipendenza. Siccome si era verso la fine dell'anno e fiori non ce n'erano, pensai di essermelo immaginato. Ogni tanto le allucinazioni olfattive mi capitano, e senza ausili chimici. Nei giorni seguenti, però, mi ritrovai a sbattere contro quel profumo in continuazione, in posti diversi, ragione per cui presi la cosa più seriamente ed iniziai a guardarmi intorno, decisa a sniffare la pista fino all'origine. Mi accorsi in questo modo che, ogni volta che sentivo il profumo, mi trovavo poi a fissare una magnolia. Per cui, senza ulteriori indugi, senza approfondimenti e pure senza considerare l'ovvio, cioè che la magnolia è forse l'albero più diffuso nei giardini bolognesi, giunsi alla rivoluzionaria conclusione che quel tipo di pianta, tra dicembre e gennaio, si mettesse a profumare meravigliosamente. Il fatto che non avesse fioritura apparente avrebbe dovuto insospettirmi o almeno spingermi a verificare le mie teorie su google. Invece no, la fantasiosa deduzione mi piaceva così com'era e me la tenni stretta per molti anni. Sarà che nessun altro parlava di quel profumo, né sembrava sentirlo e che mi ero quindi convinta di essere la sola in grado di annusarlo, unica depositaria di un magico segreto vegetale, custodito da me e dalle magnolie. Mi sentivo così fiera della cosa e così in sintonia con quegli alberi che, ogni tanto, mi ritrovavo a sorridere loro, benevola e complice, pronta pure ad un fugace occhiolino. Secondo me questo delirio nasale, tra l' altro partorito alla verde età di 27 anni, non è tutta colpa mia e, anzi, potrebbe essere lo spunto per un ciclo di seminari di psicopedagogia dal titolo "Bambine che leggono troppo: quando la lettura in età precoce di Roal Dhal, Michael Ende, Frances Hodgson Burnett e Stephen King genera i mostri dell'età adulta". Non fosse che sono gli stessi autori che leggo anche oggi.
Sono rimasta immersa nella mia fantasiosa ignoranza per molto tempo, sebbene infastidita da un certo senso di insoddisfazione, perché in un paio di occasioni al soave profumo non aveva fatto seguito l'avvistamento di nessuna magnolia. Questo fino ad un soleggiato mattino di fine dicembre 2013. In quel giorno, l'Inquisitore Spagnolo (che merita appieno l'incipit evangelico che ho appena usato) varcava la soglia del suo giardino per venirmi incontro, quando mi arrivava la magica zaffata. Presa da ispirazione momentanea, sentendo che lui era l'uomo giusto a cui rivelare il nasale segreto, gli ho chiesto se sentiva anche lui questo profumo buonissimo. Lui mi ha guardato stupito, con la solita pausa silenziosa di chi si connette con te da un altro continente o anche un altro pianeta, e ha risposto sereno: "Certo, è il calicanto, ce n'è un cespuglio laggiù". L'ho guardato sbattendo le palpebre senza capire, un sopracciglio fremente verso l'alto ad angolo acuto, già pervasa dallo scetticismo. Lui ha sorriso paziente, si è allontanato senza dire nulla ed è tornato con un rametto scuro, che pareva secco, se non per il fatto di avere attaccati tre strani fiori color panna, con petali puntuti e, all'interno, un'altra corolla più piccola, color fucsia. Ero così presa dall'urgenza di discutere il profumo segreto, che non ho capito il collegamento con l'omaggio floreale, ho pensato solo che non mi pareva proprio il momento di mettersi a raccogliere fiori a casaccio, soprattutto fiori di quel tipo, carini, ma non di una bellezza impressionante, più che altro strani, proprio come l'oscuro giovane. Mi sono quindi limitata a un "mmm-mmm" di assenso e a fissare l'Inquisitore sospettosa, credendo si trattasse di uno di quei tipici momenti in cui io gli parlo di grandi teorie sociologiche e lui mi interrompe, scusandosi, per l'urgenza di chiedermi se ho idea del perché Argelato si chiami Argelato. L'Inquisitore ha capito ed ha risolto con poche parole, come suo solito: "Calicanto. Prova a sentire". Ho avvicinato il rametto al naso ed eccolo lì, tra le mie mani, il profumo che avevo sempre inseguito, solo mille volte più intenso. Ho fissato quel rametto così poco appariscente da essermi sfuggito per anni, poi ho guardato l'Inquisitore con occhio lucido e mente tremante, come se fossimo nella scena finale di "Miracolo sulla 34esima strada" e lui avesse appena statuito che Kris Kringle é Babbo Natale. E ho capito: da lì e per sempre l'Inquisitore rimarrà l'uomo che mi ha svelato il mistero del calicanto e nulla potrà cambiare questa meraviglia. Neppure il fatto che mi abbia poi preso in giro per aver creduto nel mistero botanico custodito da me e dalle magnolie. O il fatto che di recente si sia messo in testa di avere un talento naturale per l'attività di ventriloquo e si sforzi di parlare senza muovere le labbra, il che gli conferisce un vago accento cinese e nessuna possibilità di essere compreso. No, niente di tutto ciò cambierà mai il suo ruolo nel mistero svelato. Neppure il fatto che guidi una Fiat Punto. Evo. A gpl. Grigia.

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