mercoledì 11 febbraio 2015

CARO JACK, MI SA CHE SEI MORTO

In un adorabile controtempo, vi racconto dell'esordio sanremese mentre va in diretta la seconda serata. E, se mi concedete un breve inciso di tirata al mio mulino di intratrentenne (cioè tra trenta e quaranta), è mille volte più figa Irene Grandi di Emma. Mah.
Allora, ieri c'è stata la serata di apertura del Festival di Sanremo 2015 ed io,
solerte come una giovane adepta, sono rincasata alla massima velocità possibile dal lavoro. Il che vuol dire che sono arrivata trafelata intorno alle 21.40 e mi sono persa subito un bel po' di cose.
In primis, l'esibizione di Grignani, di cui ho percepito un paio di note nel riassunto finale, quello che serve a rinfrescarti le idee prima del voto. Quelle, sommate alla scenografie alle sue spalle, viranti dal rosso sangue al rosso satana-ti-aspetta, e alla sua facciona un po' gonfia e un po' tramortita, mi hanno tranquillizzato circa il fatto (cioè Grignani stesso) che nulla è cambiato. Prima o poi sentirò anche la canzone.
Mi sono persa Chiara Galiazzo e il suo straodinario abito giallo limone, nonchè la sua canzone. La quale però, dalle due note ascoltate, non mi pareva troppo degna di interesse, un po' la solita storia che rifilano testi e musiche molto comuni ad una ragazza che di comune ha davvero poco, voce inclusa.
Mi sono invece beccata subito Emma. Guardate, a me Emma piace, le sue canzoni le canticchio spesso, avendo io una gloriosa carriera sopita da potenziale partecipante di X Factor. L'ho pure sempre trovata bella. Però a me il look da Veronica Lake della riviera di ponente non ha convinto nemmeno un po'. Al mio arrivo, Emma sfoggiava un abito bianco, con pizzi floreali e toulle trasparenti, aderente e con uno strano effetto spallina squadrata che faceva davvero molto anni '40. Faceva però anche molto persona decapitata a cui hanno riattaccato la testa, con qualche trascurabile centimetro di collo in meno. Non aiutava nemmeno la pettinatura, ondulata, rigida, portata tutta da un lato della testa, a conferire un aria squadrata alla scatola cranica e un risalto inopinato ad un orecchio alquanto entusiasta. E lo dico con consapevolezza, io stessa sono la fiera proprietaria di un orecchio molto a sventola, che da anni occulto opportunamente, ribadendo al parrucchiere un solo mantra: non tagliare le ciocche intorno al viso. A ciò si aggiunga che, sarà colpa degli autori, della rigidità del pizzo al limite dei postumi da infiammazioni alla sciatica, o dell'impalcatura ondulata, ma ieri sera Emma mi è parsa poco simpatica e un filino ottusa. E' andata comunque bene che non l'hanno fatta parlare in inglese. Continuiamo così e vento in poppa.
Arisa mi ha fatto un po' un tonfo, o forse era un problema di accostamenti. Alla conduzione di X Factor l'avevo trovata di una gnoccaggine sconfinata, sensuale e incontenibile. Qui invece, senza frangia e con strani abiti anch'essi richiamanti gli anni '40, intenta a leggere testi con tanto di punti e di virgole, l'ho trovata un po' macchietta. Ma chissà, magari ci sta prendendo tutti in giro.
Rocio Qualchecosadidoppio (cioè, lo so che c'è una sorta di doppio cognome, lo so che ci sta internet, ma qui vado a braccio e mi sento già fiera di aver ricordato il nome) mi ha sorpresa controvoglia. Ovvero, ammettiamolo: la ex moglie di Bova non mi ha mai fatto una gran simpatia, per quest'aria un po' dimessa e per una parentela genitoriale che non promette nulla di buono (e lo posso affermare con cognizione di causa). Però la svolta maschile della ventenne Cicognona iberica, francamente, è un cataclisma che non si augura a nessuna. E non tanto perchè disfi una famiglia per il più stantio dei clichè. Nemmeno perchè l'oblio del confronto con le chilometriche cosce da flamengo può indurre il sonno totale della ragione e farti risvegliare uguale a Melanie Griffith, senza che tu ne sappia il motivo. Ma per un semplice motivo di immagine femminile. Sì, perchè tu che te lo sei sposato lo sai già che quel pandolone lì, bellissimo e geneticamente ideale per riprodurre figli cromosomicamente fighi, nell'intimità della sua calotta cranica è esattamente come molti simili del suo genere, cioè bisognoso di sussidio a scopo sopravvivenza. Il che ti fa anche sentire un po' fiera, di fatto proteggi una razza in via di estinzione, il Maschio Buzzaless. Il resto del mondo, invece, può ancora beatamente fantasticare sul fatto che lui sia diverso. Che lui, così bello, abbia scelto la donna di fascino e cervello, invece che una Cicognona a casaccio. Che lui, come Argentero, sia bello buono e bravo, dedito alla famiglia invece che a corsi di playstation di gruppo con amici che hanno la metà dei suoi anni e il doppio dei suoi neuroni. Poi niente. Lui fa un filmetto come Immaturi-il viaggio e si spara la cartuccia della Cicognona Iberica. Di una banalità devastante, una cosa che nemmeno Pieraccioni nei tempi migliori. Lì tutta Italia realizza di botto che gli occhi, il buon Raoul, non ce li ha verde chiaro. Ce li ha annacquati, e forse non solo quelli. Ma diamo atto della rilevanza scientifica del caso: Bova si era sottoposto per ben due volte alla regia e alle sceneggiature di Moccia. La storia ci dimostra che, quanto a capacità induttive di una rapida riduzione dell'intelletto, il buon Moccia non ha nulla da invidiare alle pillole di Maccio Capatonda.
Con queste premesse, ero indignata della presenza di Rocio Qualchecosadidoppio a Sanremo. Perchè lei con Bova ha chiaramente vinto facile, quindi esattamente cosa mi rappresenta su quel palco lì? La solita storia di peli e di carri e di buoi pensionati? O la dimostrazione che, pur di tenersi stretto il suo clichè, il nostro eroe si è giocato qualche carta amicale? Non lo sapremo mai, la sola cosa che so, e attenzione perchè lo dico una volta sola, è che Rocio Qualchecosadidoppio è stata la migliore delle tre conduttrici. Intanto, il suo italiano è meglio articolato e costruito di quello delle altre due, ettiparepoco. In secondo luogo, era qualche milione di volte più spigliata e sciolta della irrigidita Emma. In terzo luogo, saranno gli autori o sarà lei, ma era simpatica. Giuro. Bella e simpatica. Peperina, perfino. Per cui è tutto chiaro: lei, con Bova, ha stravinto facilissimo, con mano legata dietro la schiena e dandogli anche un paio di ore di vantaggio. La ex signora Bova se ne faccia una ragione, lo stato di pandolone è ormai di pubblico dominio.
Infine, il buon Carlo. A me piace, punto. Basta con l'ironia sulle lampade, che ormai è scontata come la gag di Emma che cita Maria De Filippi, in una strizzatina di occhio meta-rete che allarma, più che divertire. Lo sappiamo, è color mocassino testa di moro, anni che è così, secondo me ha anche smesso di farsi le lampade, ma ormai il processo è irreversibile e l'effetto Dan Akroid in Una Poltrona per Due (scena sul treno di capodanno, ovviamente) è definitivo. Ma è bravo, porca miseria. Davvero bravo. Professionale, sciolto, naturale, pronto a raccogliere tanto le conduttrici inciampanti, come pure le frecciate patetiche di Siani. Minuscola digressione: la battuta sullo scatto alla risposta, con il nonno che corre ogni volta che suona il telefono? Ma davvero? Non c'è una prescrizione per le barzellette da bancone del bar, quelle che per fare ridere richiedono il pubblico delle 8 di mattina, dedito allo Stravecchio doppio per colazione?
Carlo era indistruttibile. Non una piega, non una grinza, sobrio e ritmato anche nel dare calci nel deretano ad Arisa, che si perdeva battute e segni sul palco. Finalmente un conduttore. Basta con le cravattine filiformi da Liceo anni '60 di Fazio. Basta con la retorica a cestoni da tutto un euro.
Unica concessione alla rubrica "Noi italiani teniamo un cuore grande", l'invito alla famiglia più (ri)produttiva di Italia, di cui non ho capito il senso. Era un'esortazione a fare figli a nastro? O, più sottilmente, un monito alle donne, visto la dimensione fisica della genitrice di cotanti pargoli? Giuro che non l'ho capito. Però era chiaro che perfino Carlo era imbarazzato, di fronte alle risposte del buon padre di famiglia, che invece di svelare il segreto delle lavatrici perfette, quelle che servono per non mandare in giro i figli vestiti come Cecilia Rodriguez all'Isola, continuava dire che tutto funzionava, con Cristo nella sua vita. Che già siete in tanti, scomodare pure l'Altissimo mi pare esagerato. Almeno che non fosse un riferimento ad imprecazioni assai poco garbate. Comunque una certezza l'abbiamo: Manzoni, quando parlava del ruolo della Provvidenza nelle vite umane, non l'aveva mica raccontata tutta. Il buon padre di famiglia ha dichiarato di mantenere i figli con la Provvidenza, la quale deve essere chiaramente ipercalorica, a giudicare dalle ripetute panze dei fanciulli.
Comunque Carlo lo promuovo ad oltranza, finalmente uno che il presentatore lo sa fare. Uno che è riuscito persino ad evitare la rissa sul palco tra Albano e Romina, la quale, chiarissimamente e comprensibilmente, moriva dalla voglia di crepare il bel disco in vetro, donatole ad honorem per non so quale ragione, sulla testa (squadrata e rigonfia) dell'ex coniuge.
Un solo scivolone in tutta la serata: la nefanda profezia dei Dear Jack, che io, in un impeto di ottimismo incontrollato, continuo a chiamare i Dead Jack. Più preoccupanti di tutte le premonizioni dei 7 libri di Harry Potter, i Dear Jack cantano minacciosi "Il mondo esplode tranne noi". Sorvoliamo sull'assenza di sintassi e fingiamo di credere ad una licenza poetica, ma ci rendiamo conto dello scenario apocalittico prospettato dal titolo? Non solo ci preannunciano la fine del mondo, non solo dipingono l'immagine di un pianeta raso al suolo, in cui restano soltanto macerie post atomiche, come già preconizzato in tempi non sospetti da Kenshiro. Ma vanno oltre. Immaginate: c'è stato il terzo conflitto mondiale, la terra è ridotta ad un cumulo di calcinacci grigi e di avanzi organici bruciacchiati. L'aria è irrespirabile, Will Smith e il cane erano solo panzane, Kevin Costner non ci pensa proprio a recapitare la posta in tutto il mondo, e chi ti avanza sul globo terrestre, novelli Adamo ed Eva? I Dear Jack. La speranza della ripresa umana è affidata a loro, ciuffi ribelli, un paio di barbette spelacchiate e delle sopravvalutatissime corde vocali. Gli stornelli di Cioè (la rivista).
Fortuna che c'era Tiziano Ferro a riequilibrare il tutto. Lui e le sue soffertissime occhiaia, così poco camuffate. Serio, compunto, bravo. E ora anche dedito ad ammaestrare il mondo a mezzo Baci Perugina. E allora, in caso di verificazione della profezia, che sia lui il nostro Campione. Che si faccia avanti, spazzi via i Dear Jack con un acuto di quelli che gli vengono solo nelle sere nere (ereeee) e li impacchetti ben bene nelle cartine oleose dei messaggi da cioccolatino. Che qui si rivoltano nella tomba perfino i Back Street Boys.
Dimenticavo: giuro, a me la canzone della Di Michele e di Platinette è piaciuta. Vedete com'è straordinaria la vita?

Nessun commento:

Posta un commento

Sono cinica, ma non ottusa. Quindi, niente paura, dimmi cosa ne pensi!