lunedì 13 aprile 2015

DEL SUICIDIO SOCIALE E DEI SUOI RIMEDI

Si fa un gran parlare dell'articolo apparso di recente sul Foglio, che tratta del perché Samantha Cristoforetti non sia un buon esempio. Al di là della portata innovativa dello scritto, che con la sua lunghezza di 235 battute mi ha aperto nuove prospettive e farà sì che d'ora in poi io non parli mai più di post ma di articoli, perfino quando twitto due righe per lamentarmi dei giocatori casuali selezionati su Ruzzle che tentano l'approccio via chat, tra uno schema e l'altro. A parte la doppia bordata del testo, che è riuscito in un colpo solo a far imbestialire tutte le donne
nonché tutti coloro (donne, uomini e transgender) che hanno un nome non contemplato nel calendario di Padre Pio. A parte tutte queste straordinarie capacità, da super eroe con poteri inutili, ai più pare essere sfuggito il potenziale dannoso di questo ARTICOLO (lo scrivo in grande, così mi abituo ad usarlo bene). 
I più attenti di noi avranno forse notato che di recente, diciamo negli ultimi tre, forse quatto, massimo cinquemila anni (tutto sta nell'interpretare correttamente la stele di Rosetta), le donne hanno sviluppato un'opinione della categoria maschia non proprio lusinghiera. Lungi da me fare di tutt'erba un fascio, anche perché se il fascio lo prepara un uomo e quasi certo che sarà tutto sbilenco e mal assortito, ma è innegabile che, stando agli ultimi sondaggi Istat, il 97,25% delle conversazioni tra donne si conclude con la frase "Va be', ma di che stiamo parlando, è un uomo", pronunciata con tono calante e rassegnato e accompagnata da lento ed inesorabile scuotimento di testa. Il meglio a cui oggi un signor uomo può aspirare è che la sua ultima stramberia, tipo usare uno strofinaccio sporco di pasta all'uovo come base d'appoggio dei piatti fradici appena lavati (esempio estratto a caso dalla mia colazione di oggi), susciti un'allegra e materna risata, di quelle che vogliono significare "povero cucciolone, sei proprio un uomo!". L'alternativa a ciò è agghiacciante e contempla l'uso contemporaneo di insulti verbali fantasiosi e mattarello, preferisco non discuterne in questa sede.
Con questi presupposti io mi domando, e domando anche a chi dirige il Foglio e decide cosa è degno e cosa no: è saggio consentire l'esposizione al pubblico ludibrio di un uomo che crede che il termine "adespoto" faccia figo perché la Treccani ne definisce l'uso raro? Uno che probabilmente si sente moderno, nel citare alla riga dopo la freschissima serie tv degli anni '60 "Vita da strega". Farà bene all'immagine della categoria gettare in pasto alle fameliche tigri femminili uno che si chiede se vada bene guardare come esempio (testuale) "(...) una donna che per lungo tempo vive lontana anzi lontanissima dal proprio uomo (...)"? Sentitela bene nella testa, questa frase. Lontana, anzi, LONTANISSIMA dal proprio uomo. Quante sensazioni che suscita. Un misto di rancore (cioè, te vai a zonzo nello spazio come 'na zoccola qualsiasi e a me chi me la prepara la pasta al forno? MA COME OSI?!) e di autentico stupore da fanciullino musico (Tu, donna, vai lontanissima dal tuo uomo e stai bene lo stesso?). 
Povero diavolo, che pena mi fa (cit.). Vaglielo a spiegare, adesso, che una delle possibili motivazioni per cui la Cristoforetti ha preso lauree in multipli di dieci e master a nastro è proprio quella di essere ammessa ad un lavoro che la portasse ad un numero di chilometri accettabili dal proprio fidanzato. In un luogo in cui non le succederà mai di essere interrotta, a metà di una formula matematica lunga venticinque pagine, da una telefonata del suo uomo che le chiede dov'è il completo da ciclista della Decathlon, quello comprato in saldo nell'agosto del 2010 e mai usato, che ci sono Peppino e il Den che vogliono andare a fare una biciclettata. Seguita, a dieci minuti di distanza, dalla telefonata con cui le chiede se per caso sa dove sia la bicicletta acquistata nel 2007, che troneggia da anni in soggiorno come un arredo, al punto da rendersi invisibile a colui che non ha nessuna voglia di dare una spintarella a quella sinapsi recalcitrante. Fateglielo capire voi, se avete coraggio, che la stessa logica ferrea che che il nostro giornalista usa per ricollegare il calo demografico, la crisi economica, lo scioglimento degli Abba nonché la parcellizzazione degli One Direction alla lontananza delle donne lavoratrici, la si potrebbe applicare paro paro agli uomini lavoratori bloccati nella medesimo stazione. A meno di avvallare, nel nome della riproduzione uber alles, pure una fecondazione eterologa casereccia, di quella che da anni idraulici e termotecnici, con umiltà, ma soprattutto con chiappe di marmo e grandi mani capaci, portano fieramente avanti, nella continua assenza delle istituzioni. 
Ad una mente illuminata appare chiaro che l'autore dell'ARTICOLO (senti come lo scrivo bene, ormai c'ho proprio confidenza) sia digiuno delle più normali leggi della biologia, della fisica e della sopravvivenza di fianco ad una donna. Una siffatta mente non può che provare materna compassione per tale inesperienza. Ma altre menti, meno caritatevoli, potrebbero porsi differenti questioni e come gliela raccontiamo a quel punto? Che ci pensi il signor direttore del Foglio a sostenere ancora in maniera convincente l'antico dogma secondo cui l'uomo fa carriera perché ne ha le capacità, la donna perché la dà via come se non fosse sua. Secoli passati a costruire questa fiera immagine di cortigiana incantatrice e poi mi pubblichi una roba così. Chi ci crede più che si diventa pubblicisti (maschi) di grandi testate (...) solo per i propri meriti? Millenni a parlare di superiorità cognitiva dell'uomo rispetto alla donna, e in 235 battute mi (chiedo scusa in anticipo) sputtani tutto così? 
Vi assicuro, esco da questa lettura realmente allarmata. Si fa fatica a convincere le giovani donne di oggi (anche quelle davvero giovani, si schifano già in età pre scolare) che valga ancora la pena avere a che fare con un esponente dell'altro sesso. Che sì, magari quel compagno le sembra un po' lento nei ragionamenti, ma piano piano ci arriva pure lui. Che è vero, la conversazione con quel giovane dai folgoranti occhi blu è soporifera al limite del coma farmacologico, però nella vita non si può avere tutto e ad un certo punto, bella mia, ti devi pure accontentare, se ne vuoi accattare uno. Se poi però mi arrivano scritti di questo genere crolla tutto e allora basta. Allora aveva ragione Marion Zimmer Bradley, vai di matriarcato e amen. Finiamola di fare finta che siamo tutti uguali e che degli uomini ci affascina il cervello o il potere o una qualunque delle cazzate così ben sponsorizzate da 50 sfumature di grigio. Che tra l'altro, perché credete che abbia avuto così successo? Perché le donne sono ligie, sono delle secchione tutta la vita. Si dice loro che l'uomo è forte, acuto, intelligente, capace e che scopa forte? La realtà ti dice invece spesso che l'uomo è molto fumo e pochissimo arrosto (in molti campi tra l'altro, in questo è davvero trasversale)? E allora vai di negazione della realtà, di riprogrammazione mentale attraverso l'inebetimento da lettura a zero neuroni. 
E' chiaro a tutti il potenziale rischio che si cela dietro un ARTICOLO (niente, ce l'ho proprio nelle dita ormai) di questo genere, letto il quale è impossibile reggere ancora la finzione. Comunque, no al panico, noi legali siamo abituati a reagire alle crisi sul momento, per cui ho la soluzione. Ho controllato, la pubblicazione è del 9 aprile, oggi è solo il 13, il Foglio è ancora in tempo, considerato il week end che si sa che non vale, a ripubblicare lo stesso testo con il titolone "CI SIETE CASCATI AHAHAH!". Oppure, se si vuole tenere l'alto profilo dettato da chi ha una parola come adespoto nel proprio vocabolario e non ha paura di usarla, si potrebbe svelare oggi al mondo che si trattava di un raffinato esperimento sociale, volto proprio a verificare le reazioni suscitate da una teoria stramba cazzara, di quelle che in certi ambienti intellettuali escono dopo il terzo spritz ben caricato. Una sorta di Grande Fratello del giornalismo. Abbiamo sdoganato Rocco Siffredi con un reality, vuoi che non ce la facciamo a far passare le sparate rancorose di un intellettuale di ritorno? Certo, le argomentazioni con Rocco erano assai più valide, ma non c'è problema: anche in questa vicenda, un passaggino in tv salverà il nostro giornalista. Che si sa, la telecamera, grazie a Dio, ingrandisce tutto. 

Nessun commento:

Posta un commento

Sono cinica, ma non ottusa. Quindi, niente paura, dimmi cosa ne pensi!