mercoledì 2 dicembre 2015

DICEMBRERIE (RELOADED)


Questo post appartiene alla felice cerchia di quelli che avevo pubblicato tempo fa e che Blogger ha deciso di cestinare, per motivi ignoti. Comunque credo c'entrino il riscaldamento globale e i cerchi nel grano. Fatto sta che non compare più nella cronologia della sua epoca di pubblicazione, che era originariamente il 21 dicembre 2013
Ma, come ci insegna 50 Sfumature di Grigio, non tutto il male vien
per nuocere. Perché questo articolo è attuale oggi come lo era 2 anni fa. Parla delle stranezze che accompagnano o precedono il mese di dicembre, in cui tutto è possibile. Purtroppo. 
Dunque lo rispolvero, sia per rimediare al boicottaggio subito, sia perché quest'anno dicembre è stato foriero di un'indiscutibile follia social.
Non vi siete accorti di nulla? Allora vi faccio notare che:

1) Su facebook ha imperversato per settimane l'esilarante pagina delle profezie di Oriana Fallaci.
Ora. La signora a me non è mai sembrata simpatica. Sicuramente, e già molto prima di essere colpita dalla malattia, aveva dato prova di un carattere duro e arrabbiato che non ne faceva esattamente la regina delle feste. I suoi ultimi lavori mi hanno sempre dato l'idea di essere frutto di sofferenza e paura, un'abbinata potente quanto "mozzicone di sigaretta-scia di benzina" in un film di Van Damme. Ma, altrettanto sicuramente, non è stata soltanto questo. Sapeva scrivere, il che è molto più di quanto si possa dire di tantissime persone che, oggi, di scrittura ci campano. E sto pensando a nomi molto più illustri e tronfi di Fabio Volo.
Ha assistito a molte cose in vita sua, le ha raccontate a chi non poteva o voleva vedere quello che ha visto lei. Ha detto qualcosa che condivido, molto altro che non penso, ma è stata una donna intelligente e particolare. Non so cosa volesse dire essere donna e giornalista ai tempi suoi, ma, considerate le discriminazioni di genere che mi sorbisco tutti i giorni io, donna moderna, immagino non fosse un gran sollazzo. Roba da far incazzare parecchio, penso. E lo penso perché io stessa sono incazzata da 37 anni. Eppure, come lei, continuo a combattere per essere me stessa e non una bambolina a cui qualche cazzone fa pat pat sulla testa.
Farsi sberleffo di una donna del genere, in un mondo in cui la mediocrità è già un obiettivo di alto profilo, mi pare ingiusto e superficiale, da ingrati ed un enorme spreco.
Ok, la storia della profetessa inascoltata era una roba da "Omero for dummies" e la diffusione che questo messaggio ridicolo ha avuto è stata inquietante, al punto che me la sono sentita riproporre, con le stesse identiche parole di molti post, dalla mia ginecologa che, per età e carattere, non mi vedo a calcare le scene di facebook. Ma allora spernacchiate chi l'ha proclamata Cassandra della guerra santa. Lo so, loro sono tanti e poco noti, lei una sola e conosciuta. A me però le scorciatoie non sono mai piaciute, al pari delle giustificazioni.

2) Noto da circa una settimana l'esilarante evento facebook che propone di scambiarsi regalini natalizi con la Franzoni. E giù di battute a base di mestoli, zoccoli, pigiami macchiati di sangue, corredati di foto natalizie con la villetta di Cogne sullo sfondo. Non conosco l'inventore della cosa, spero però non abbia più di 12 anni. 
Più di lui, che potrebbe essere una devianza accidentale, mi danno da pensare le duemila e passa persone che seguono con interesse l'evento. Temo non possano essere tutti studenti delle medie. Lo ammetto, non sono un'appassionata di cronaca nera, non mi interessa lo sviluppo dei grandi delitti italiani, tanto vi posso anticipare lo svolgimento giudiziario di quasi tutti: il colpevole non è quello catturato, sì invece è proprio lui/lei, no non è stato nessuno (sentenza della Cassazione che ci insegna a credere nei rapimenti degli alieni, poiché non c'è mai un responsabile per nulla). Epilogo a parte, questa vicenda mi ha sempre fatto profonda tristezza. Non solo per la vittima, non solo per una madre che, per quanto evidentemente bisognosa di cure serie, dovrà convivere tutta la vita con la perdita di un figlio, ma perché tutto l'ambiente intorno a lei mi sembrava estremamente chiuso e malsano, mi dava i brividi. Le famiglie sono sistemi complessi e possono essere terribili, possono stritolare individui come nulla fosse. Me ne rendo conto tutti i giorni anche senza guardare Chi l'ha visto e non mi viene da ridere. Son strana, lo so.

3) Infine, la bacheca per insulti ad Adele
Siamo tutti d'accordo, credo, sul fatto che le sue canzoni siano raramente distinguibili l'una dall'altra e di una malinconia che non percepivo più dai testi dei bei tempi di Masini. La buona notizia è (lo so, si stenta a crederlo): non è ancora obbligatorio ascoltarla. Che senso ha deriderla? Non è che io sia preoccupata per la fanciulla, che gode di condizioni economiche e professionali sicuramente migliori di tanti e certo delle mie. Anche in questo caso però non ci vedo niente di divertente nell'offendere qualcuno per il lavoro che svolge. Oltretutto, ha il buon senso di non essere in politica, per cui le è impossibile imporre una sua eventuale pochezza al paese tutto. Non c'è ragione di creare movimenti di tale portata. Se no, se questo è il nuovo modo di agire in branco dei social, vi prego, qualcuno promuova subito una pagina contro la canzone 21 grammi di Fedez. Non sarà di istigazione all'uso di droghe pesanti, ma, considerato che la passano e ripassano in radio, è impossibile sperare che non abbia già indotto più d'uno all'alcolismo serio. 

In tutti questi casi, non sono i soggetti della burla dicembrina che mi preoccupano, sono certa sapranno difendersi senza il mio aiuto. Ma la gente che a queste burle aderisce quella sì, mi dà da pensare. Ce la meniamo in ogni dove, soprattutto sui social, per il fenomeno del bullismo. Due compagni di scuola, che si stanno rispettosamente sulle palle, non hanno più la libertà di regolare la vicenda a suon di sputazzi e calci negli stinchi senza che i rispettivi genitori li trascinino in Tribunale, o da un terapeuta, per stalking, minacce e, perché no, violenze sessuali bulliche (le ho create io ora, ma penso andranno forte in certi ambienti scolastici). E poi ci sollazziamo ridendo per pagine come quelle riportate sopra? Mi sa che l'empatia la coltiviamo solo a parole e, come sa il pubblico di Criminal Minds, la sua carenza è il tratto distintivo dei serial killer sociopatici.

L'ironia è sicuramente una virtù, soprattutto se praticata verso se stessi con dissacrante passione. Lo sostengo da tempo e per questo la coltivo con costanza. Eppure, più importante ancora di saper far nascere un sorriso, c'è la consapevolezza di quando sia opportuno spegnerlo.
Buone dicembrerie a tutti, ma proprio tutti. Anche a Fabio Volo.


Dicembre,  il triangolo delle Bermuda del nostro calendario: ci entri che sei il te stesso di sempre, lo attraversi completamente trasformato nel corpo e nell'anima, con il mondo che sembra perdere tutti i punti di riferimento a cui ti ha abituato. Ne esci sconvolto, con molti organi compromessi e ricordi confusi. Rimangono, indelebili nella memoria, a monito eterno per tutti i futuri Natali su cui allungheranno l'ombra della paura, le immagini delle Dicembrerie.
Le Dicembrerie (vocabolo nato dall'indesiderabile accostamento di Dicembre e stramberia) sono fatti assurdi, inspiegabili, che accadono soltanto in questo periodo dell'anno e che spesso sono compiuti da persone che escono alla luce del sole unicamente in questo periodo dell'anno. Io ne ho individuate tre, al momento, ma sono aperta ad altre segnalazioni, visto che, inspiegabilmente, le autorità preposte a queste materie (cioè sostanzialmente i soliti, Roberto Giacobbo, Enrico Ruggeri e Adam Kadmon) non ne danno notizia.
La prima Dicembreria  è data dal popolo degli Stupiti. Questa etnia è composta solo per una minuscola percentuale da persone che sono pressoché normali per il resto dell'anno e subiscono il virus dello stupore in questo mese. I restanti, tantissimi, sono persone che, evidentemente, vivono nascoste per 11 mesi, per poi saltare fuori come una mina antiuomo il 1 dicembre. Si aggirano tra di noi, riconoscibilissimi, perché sembra siano stati flashati da un laser o depositati in quel momento sulla terra dagli alieni, per mezzo di abbacinante raggio traente. Fatto sta che, siano a piedi, in bici, in moto o addirittura su quattro ruote, il risultato non cambia. Si muovono ondeggianti, incerti, sempre e comunque lentissimi, fino a quando non si fermano di colpo, immobili. Può avvenire in ogni momento e in ogni luogo, purché a) il loro fermarsi sia in grado di ostruire un passaggio pedonale affollato o almeno un'arteria stradale non secondaria b) dietro di loro, congestionati nello sforzo di raccogliere l'aria sufficiente per il vaffanculo che il galateo richiede, ci siano non meno di 30 persone disposte alla rissa. Lo Stupito non se ne avvede, perché staziona con il naso all'insù intento ad ammirare le decorazioni natalizie, le frecce di Corte Isolani, i famosi tetti di Bologna (cercasi volontari per spiegargli che si guardano dall'alto, non dalle travi) o semplicemente l'artistica forma che, grazie alla caduta, assume il guano di piccione che sta per piombargli in un occhio. Tutto è stupore per lui, ma guai a disturbarlo: un'accarezzatina leggera leggera di clacson trasforma lo Stupito in un goblin di Tolkien, orecchie a punta e canini aguzzi, gli anatemi più originali già posizionati ai blocchi di partenza sulla lingua. Terrificante. 
Ma il mistero più grande resta l'origine degli Stupiti: dove nascono, dove vivono, chi gli dà da mangiare e perché si nascondono tutto il resto dell'anno per poi uscire sotto le festività invernali? Ma soprattutto perché, se agli altri esseri umani, che vanno al lavoro tutti i giorni, capita in continuazione di trovare la macchina che non parte o le portiere incollate dal ghiaccio, al punto da indire assemblea straordinaria per deliberare l'acquisto di un phon condominiale ad alta potenza, allo Stupito, che usa la Panda/Punto soltanto 20 giorni scarsi all'anno, tutto funziona sempre perfettamente? Davvero ogni cosa si spiega con la classica, indomabile botta di culo? O qualcuno li aiuta, nel silenzio del collaborazionismo? Questo è l'effetto che fanno le Dicembrerie: già solo parlare di loro confonde le menti e conduce alla pericolosa piaga della complottologia mondiale.

Passiamo alla seconda Dicembreria, la mia preferita: la Pianificazione Propositiva. Perché siamo in quel periodo dell'anno in cui si fanno i piani di battaglia e i pronostici per il mese di gennaio, come se si fosse tutti in fila su un'immaginaria linea di partenza nuova di zecca, in attesa soltanto del colpo di pistola dei fuochi d'artificio per scattare, rinnovati nella mente e nel fisico. Questa attesa regala una sensazione così positiva che ai più vien perfino voglia di scriverli, questi progetti per il nuovo anno, attività che aiuta a sentirsi veramente ganzi e manageriali, tanto più efficienti quanto più si è stati dei cazzari sparpagliati per i precedenti undici mesi. 
Credo che ciò che carica ettolitri di adrenalina sia l'idea del cambiamento in cinque minuti, la sensazione che fino a sessanta secondi prima si fosse persone del tutto diverse,  ma che grazie alla Pianificazione Propositiva di Dicembre ci si sia state redente di botto, già dimentiche di tutto quanto fatto, o, più spesso, non fatto nell'anno uscente. In questa Dicembreria, lo ammetto senza difficoltà, spunto pure io. Ogni anno subisco il fascino della organizzazione a perdita d'occhio, precisa, infallibile nelle previsioni, scadenziata come un Google Calendar vivente. Per molti anni ho cercato di costringermi dentro la tecnica dello "schematizzo ergo sum", pur essendo chiaramente una donna da ultimissimo minuto dei supplementari. Perché, comunque, l'illusione del controllo assoluto e dell'esenzione preventiva da ogni possibile errore grazie all'organizzazione è seducente. Complice, lo ammetto, la solita ingerenza del solito fidanzato, grande teorizzatore del "vedi che vita fantastica che ho io grazie al fatto che mi organizzo per tempo e prevedo sempre tutto, NONCOMETE", nonché esponente di spicco di quella nutrita cerchia di uomini che, invece di fare il tifo per l'esistenza riuscita e felice della propria compagna, trovano sollievo nello schiacciarla e ricavarne l'immagine di riflesso che tanto li consola: lei inetta e disorganizzata, loro fighi e con il potere in mano. O, più spesso, la fava (cit. Amici Miei).
Negli anni ho affastellato molti dicembre-mese-della-Pianificazione-Senza-Pietà. Pianificavo tutto e con grandissimo senso della realtà. Si partiva con la dieta: poiché a capodanno andavo in montagna, era mio desiderio arrivarci figa e snella, in modo da scendere aggraziata come cat woman dalle piste. Non essendo così entusiasta da credere nella possibilità di mangiare poco durante vigilia-natale-santo stefano, pianificavo coscienziosamente il prima e il dopo questi giorni, secondo il regime alimentare approvato da molte dittature ben riuscite: prevedevo il consumo, in una giornata, unicamente di ceci, oppure unicamente di cicoria, o ancora soltanto di arance. Avessi conservato gli schemi di quei giorni, avrei battuto Dukan sul tempo e oggi quella miliardaria sarei io. 
Poi pianificavo il piano di attacco per gli esami universitari della sessione di gennaio: facevo un elenco dei giorni mancanti all'appello e suddividevo le pagine da fare per ogni giornata, in modo da arrivare in scioltezza al giorno fatale, avendo finito addirittura il ripasso con anticipo. Avrebbe potuto funzionare, ve lo assicuro. Certo, in un mondo in cui le giornate fossero state fatte di 55 ore, cioè il tempo davvero sufficiente, seppure a fatica, a rispettare il ritmo di 150 pagine al giorno di diritto civile.  Però non è tutto è da buttare, di quel tentativo di trasformarmi in uno scanner, perché se oggi sono in grado di leggere un libro di 200 pagine in qualche ora, il merito lo si deve ai chili di carta giuridica fagocitata all'epoca. Mi ci voleva una tale concentrazione, a capire alla prima lettura di che andasse delirando l'autore nelle sue astruse teorie sul negozio giuridico, che qualsiasi altra lettura, anche in lingue diverse dall'italiano, mi risulta oggi intuitiva. Ragione per cui, prima o poi, vorrei la soddisfazione di una seconda laurea in scienze della comunicazione, da prendere con calma, in una settimanina. La vorrei davvero e non me ne voglia chi quella laurea ha già: passare attraverso giurisprudenza pone tutti i mali del mondo in una prospettiva diversa e invariabilmente rosea.
Il bello dei progetti figli della Pianificazione Propositiva è che sono eterei come una falena: non se ne rispetta nemmeno mezzo e nessuno dei propositi di inizio anno sopravvive mai abbastanza da aiutare a disfare l'albero di natale. Ma è proprio il loro fascino, quel senso di eterno sfiorato per una attimo, l'idea di aver trovato la chiave del cambiamento. Come una cotta o un brillocco, hanno il potere di farti credere per qualche istante al "per sempre"; allo stesso modo finiscono in niente, ma con molti meno danni collaterali.

Terza ed ultima Dicembreria, rilevata solo di recente, è il Delirio da Riproduzione. Lo premetto, qui entro in un campo non di mia competenza, per carenza di esperienza personale, ma su cui mi sento rassicurata dalla conoscenza di molte donne che, pur avendo generato dei pargoli, non hanno lasciato il cervello spiaccicato su qualche parete e gestiscono la loro maternità con la grazia e la comprensione di un gerarca nazista. Quindi vado.
Grazie ai social network ho potuto scoprire questa Dicembreria, che consta dell'improvvisa orgia natalizia di post, pagine e immagini di madri e/o per madri che imbrattano la rete in ogni dove. Si vede che il clima buonone del Natale induce a tirare fuori questi argomenti, oppure, più realisticamente, si vede che queste signore dalle strane convinzioni a dicembre non hanno più voglia di fare nulla e trascorrono le ore lavorative a cercare e diffondere pensieri di eccezionale rilievo umanitario e sociale. Ecco allora una serie di post a tema "essere schiavizzati dal proprio figlio mentre questo sventra la poltrona con un cacciavite/vomita come l'esorcista su quattro pareti contemporaneamente/disegna con sostanze indelibili e tossiche sui pavimenti di cotto in cui hai investito la pensione che non avrai/ti usa come cestino dell'immondizia, appiccicandoti addosso le gomme masticate: se è successo anche a te condividi". Incuriosita, ho aperto i commenti, solo per scoprire che sono davvero pochissime le mamme che hanno commentato con un comprensibile "Ma educarli no?", mentre migliaia sono le donne che ridono amorevoli, confermando che è capitato anche a loro, eccome, ma che bello, che bello, che bello. Addirittura ce ne sono di quelle, che con figli già grandi, rimpiangono di non poter più azzerbinarsi in questo modo, che slumano, invidiose, quante invece possono comunicare orgogliose al mondo che loro si fanno ancora trattare così dai figli ultratrentenni. Praticamente delle fabbriche di produzione ed esportazione di serial killer e futuri partner demmerda.
Lo so, non ho figli, non posso capire. Verissimo, spesso mi chiedo se sarei davvero in grado di amare in maniera così profonda ed incondizionata un altro essere umano solo perché proviene dal mio utero è la risposta è sempre che non lo so, che mi viene da dubitarne, ma che non escludo a priori che possa effettivamente capitarmi. Posso però dire, lavorando ogni giorno fianco a fianco con donne che i figli ce li hanno e ogni tanto se li portano in studio, che sicuramente si può non essere così soddisfatte di crescere dei piccoli tiranni. Che si può sorridere del bel disegno che il proprio bambino ha fatto accanto a te sulla tua scrivania e il secondo dopo però ruggirgli dietro, immobilizzandolo, perché ha preso il corridoio per un campo di calcio (sul quale io pure stavo effettuando con lui alcuni dribbling ben riusciti con una palla di carta, salvo correre a nascondermi dopo l'urlo, fingendo un'adultezza che evidentemente mi manca). Sono queste le consapevolezze che mi fanno dormire serena la notte.
Ecco qua, la mia lista delle Dicembrerie è terminata. L'ho fatta con curiosità ed affetto, perché queste stranezze invernali contribuiscono a farmi sentire il clima natalizio tanto quanto l'odore dei biscotti alla cannella o le musiche di Frank Sinatra. E a me il Natale piace, tantissimo, incondizionatamente, per davvero. Ed essendo io una cinica dalla nascita, come molte ex amiche possono testimoniare, è mia intenzione sfatare un mito e sdoganare la festa: odiare il Natale, imprecare contro presunti obblighi non sentiti e regali non voluti, autonominarsi paladini contro l'ipocrisia imperante, odiare sottovoce e di nascosto i parenti che abbraccerai per la prima e ultima volta nel 2013, ebbene tutto questo NON è una cosa da cinici. E', innanzi tutto, una ricetta molto maschile, ma che non esclude una nutrita componente femminile, ed è, secondo le mie ricerche, composta da due parti di pigrizia, una parte di tirchieria e una parte di conformistica adesione alla moda. Perché, per utilizzare una frase tanto cara agli Odiatori del Natale, chi è cinico, lo è tutto l'anno, mica solo a dicembre.

Questo potrebbe essere il mio post natalizio, l'ultimo scritto leggibile che pubblico prima che l'eccesso di zuccheri, trigliceridi, ma soprattutto alcool, mi renda difficoltoso coordinare il movimento delle dita, costringendomi a digitare sulla tastiera con il naso. E' probabile che d'ora in poi si leggano su questo blog lunghe file di y o k, segno che sono viva, sebbene non in possesso di tutte le mie facoltà. Quindi ci sta senz'altro che io ne approfitti e faccia ora il miglior augurio natalizio di sempre, quello che solo la penna immortale di Carletto (Dickens) poteva fissare nei secoli, a beneficio di noi profani moderni : God bless us, every one!  Dicembrari compresi.

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Sono cinica, ma non ottusa. Quindi, niente paura, dimmi cosa ne pensi!