lunedì 27 ottobre 2014

INSIEME A TE NON CI STO PIU' ( E INTANTO COL CAVOLO CHE MI LIMITO A GUARDARE LE NUVOLE LASSU')

Ho rivisto il film "Come eravamo". Una vera e propria Bibbia in tema di differenze tra uomini e donne, caducità degli affetti ed opportunità di moderare la tendenza agli eccessi nella manicure, per schivare quello sgradevole effetto Erinni che da decenni affligge Barbra Streisand. Questi i punti forti della pellicola:
1) una meravigliosa colonna sonora;
2) una storia gradevole;
3) Robert Redford all'età di 35 anni che gioca a pallavolo in jeans aderenti e senza maglietta;
4) Robert Redford alla magnifica età di 35 anni che sfoggia un'uniforme della Marina. Un concentrato di stoffa e sensualità, al suo confronto Richard Gere in "Ufficiale e gentiluomo" è la personificazione di Paolino Paperino.
Avrei voluto anche aggiungere che Robert Redford, sfolgorante nei suoi 35 anni, è probabilmente l'unico maschio adulto ed etero in grado di non essere ridicolo con uno spettinato caschetto biondo (e ho proprio detto l'unico, che sia chiaro anche per gli One Direction), ma non vorrei poi apparire eccessivamente lussuriosa.
Mi strappo a forza dalla lussuria e dal caldo sorriso malandrino di Robert e arrivo al vero motivo del mio odierno ragionare: niente è per sempre. E' inutile che mi si dica il contrario, anche i grandi amori finiscono. La chimica istantanea, un grande desiderio, l'affetto più profondo, niente dà garanzia a nessuno di un legame resistente al lavaggio ad alte temperature. Amarsi, per quanto bello ed esaltante possa essere, spesso non basta. Sicuramente non basta a me, che proprio come Barbra Streisand nel film, in uno dei ruoli femminili più sfacciatamente fastidiosi di sempre, non so rinunciare ai miei principi. E i miei principi sono esigenti, famelici, non mollano mai, vanno sempre avanti. Portandomi oltre, via persino da una persona che credevo avrei avuto al mio fianco per molti anni a venire. Se non proprio al mio fianco, quanto meno dietro di me, ad urlarmi di piegarmi di più. Ormai mi è chiaro che così non sarà ed è molto probabile che io e Hitler, con buona pace di entrambi, non ci si incontri più.
Perché sì, ho cambiato palestra. Erano mesi che non riuscivo più a sgusciare ad orari consoni fuori dal lavoro per infilarmi nel corso di fit ball di Hitler e le mie gambe cominciavano ad assomigliare ad un museo delle cere in cui qualcuno ha dimenticato il riscaldamento acceso. A ciò si aggiunga che proprio nel momento in cui avrei avuto più tempo, cioè in agosto, periodo in cui non mi sono mossa dalla adorabile Bassa Bolognese, Hitler ha chiuso ed è decollato verso non so quale lido con la sua ultima fiamma da sala pesi. Un'altra Cicognona, sicuramente, una che crede che la cellulite sia il materiale di cui è fatta la carta o la pellicola cinematografica, o magari entrambe. Adorabili testoline leggere come una brezza primaverile. Per cui io ho fatto ciò che ogni donna di buon senso fa in questi casi, ho seguito l'augusto esempio di Ingrid Bergman in Casablanca: sono volata verso altri e più promettenti lidi, là dove c'è chi mi propone un incarico da first lady, lasciando l'amato Hitler a stringere amicizia con doganieri e pianisti di pianobar. Avanti un'altra, lascio libero il mio posto per la prossima che vorrà fare da sfondo gommoso alle anche ossute delle Cicognone scoordinate della prima fila.
Ho scelto la palestra frequentata dall'Inquisitore Spagnolo. Sulla carta, la scelta non era difficile: l'austero giovane sfoggia dei pettorali eccelsi, persino commoventi nella loro bellezza, dei bicipiti pennellati alla perfezione e due glutei sodi come due metà di noci di cocco. E' talmente scolpito che mi capita di confondermi e rincorrerlo con martello e scalpello in mano, urlando "perché non parli!". E' chiaro che, oltre a Madre Natura, generosissima con alcuni tanto quanto tirata con altri, c'era da ringraziare anche un qualche istruttore che sa il fatto suo. Tuttavia, conoscendo l'Inquisitore Spagnolo, era altresì probabile che si trattasse di una congrega di folli nostalgici del medioevo, i quali si temprano carattere e terga scudisciandosi vicendevolmente con dei rami di quercia. Confortata dal tono affabile con cui l'austero giovane mi invitava a seguirlo, nonché da una discreta conoscenza della bibliografia di Dan Brown, mi sono determinata a varcare la soglia del Tempio del Pettorale che non Teme Reclami.
E lì mi sono fermata. Perché la palestra pareva una sala delle torture vecchio stampo, di quelle che visiti nei castelli e che di solito trovi posizionate in luoghi ariosi come le segrete sotto il livello del fossato. Macchine strane, ferrose, piene di carrucole, catene e rimandi. Gente incastrata dentro, in posizioni incomprensibili, come in una rievocazione di qualche girone dantesco. E l'Inquisitore Spagnolo, un po' Virgilio, un po' tronista in esterna, ha dimostrato una non comune prontezza di riflessi, nel girare su stesso e riacchiapparmi per un braccio mentre già tentavo di defilarmi in direzione della macchina (intesa come autovettura). Mi ha blandita con tono gentile e sorriso rassicurante e mi ha recapitata direttamente tra le mani capaci della sua istruttrice. Una donna. Bella e gentile. Tutti segnali svianti, rispetto al fatto che sia capace di farti allenare per due ore e mezza senza sosta, propinandoti esercizi in posizioni mai viste. Una donna, con dei muscoli nelle gambe che ricordano il legno di frassino, capace di spedirti, sollecita, a fare tre serie da trenta ripetizioni ciascuna di addominali alti, con la motivazione "così ti riposi un po'". Ci sarebbe da ridere, non fosse che ha ragione, se li si paragona con il resto dell'allenamento.
Comunque, come dice anche Woody Allen, l'importante è che funzioni e devo dare atto che in soli due mesi ho visto risultati del tutto nuovi per me. Ad esempio, si sono letteralmente volatilizzati i cuscinetti di non so cosa (grasso? Liquidi schifosetti? Aria compressa?) che avevo sulla parte esterna delle cosce e la cellulite ha effettuato una evidente ritirata. Credo che entrambi i soggetti si siano spaventati. Aggiungiamoci pure che la Gentil Istruttrice e il di lei genitore, che gestiscono il Tempio del Pettorale che non Teme Reclami, sono ex frequentatori delle gare di body building e pertanto, a differenza di Hitler e della sua passione per le Cicognone con gamba chilometrica e culo ossuto, apprezzano una schiena larga come un tagliere da sfoglia o due cosce tipo colonne doriche. Per cui , da quasi subito, non hanno fatto altro che farmi complimenti per come eseguo gli esercizi, per quanto sono forte e (giuro) per il mio bellissimo fisico. Naturalmente bellissimo in un senso muscolare del complimento. Ma è pur sempre un'emozione per chi, in un mondo di Svenute con le cosce che hanno la stessa circonferenza del mio bicipite, si è sempre sentita una sorta di deformità ambulante.
Dopo i primi giorni di nuova palestra, deputati ad apprendere come eseguire gli esercizi assegnati pur continuando a respirare e a mantenere un certo numero di funzioni vitali, ho potuto volgere il mio sguardo alla fauna locale, per i debiti aggiornamenti. Segnalo subito che trattasi di palestra della Bassa, per cui è tutta un'altra storia. Laddove a Bologna la palestra mi si impalla di imberbi  studenti cazzari e di studentesse con i riflessi biondo Bolognabbene, qui il girone dantesco è frequentato da ruspanti soggetti, quasi esclusivamente maschi, che giungono direttamente dalle attività lavorative e che hanno un'età compresa tra i 20 e i 70 anni. Si segnala un'evidente noncuranza per l'abbigliamento, per cui nessuna sneaker si è offerta al mio sguardo. In compenso, forse per una certa libertà di costumi, sono già due i palestrati avvistati a varcare la soglia del Tempio calzando soltanto un paio di infradito della Coop, quelle da cestoni "tuttoauneuro". Attendo ansiosa la caduta di un pesetto per insegnargli che la scarpa chiusa ha una suo perchè.
Il meglio è senz'altro il gruppo di Bambucci Dopati. Se fossimo a Bologna, giurerei che tirano di coca come tutti, ma siccome siamo nella bassa e certe cose qui non si fanno (oppure si fanno bene e ti ritrovano cadavere nel fosso di scolo, ma questa è un'altra storia), posso solo ipotizzare che la vicinanza ai campi di barbabietole produca effetti allucinogeni non noti. Si muovono in branco da un macchinario all'altro, ridendo e lanciandosi allegri motti, gonfiando muscoli che immaginano solo loro. L'altra sera il gruppo era ridotto a soli due membri e la Gentile Istruttrice li aveva messi a fare sollevamenti di pesi da 20 kg., alternandosi, con l'evidente istruzione che chi non stava sollevando dovesse aiutare l'altro a svolgere correttamente l'esercizio. O anche solo a sopravvivere. Fatto sta che uno dei due, sbuffando con concentrazione si era messo a fare le sue ripetizioni, fissando lo specchio con la stessa intensità di Robert De Niro in Taxi Driver. Peccato che l'altro gli stesse alle spalle, perso nel bel viso della Gentile Istruttrice. Per fortuna, lei era molto meno distratta e si è accorta subito che il Robert della Bassa, dopo un solo sollevamento, stava già soccombendo, con le braccia rattrappite sotto il bilanciere e il viso che passava troppo rapidamente dall'abbronzato, al rosso, al bordeux, al cianotico. Per cui ha provato a comunicare all'amico "Ecco, ora dovresti aiutarlo (nessuna reazione). E' il momento, aiutalo (sorriso ebete). Ha bisogno di aiuto (sorriso sempre più ebete). AIUTALO" (gloriosa fuoriuscita dal coma, appena in tempo per evitare la morte per soffocamento del ruspante Robert).
Alla fine dei conti (cioè il conteggio dei sopravvissuti a questi tentativi di essere sportivi), i Bambucci Dopati mi sono assai simpatici. Uno in particolare, alto, dinoccolato, magro, con le movenze sensuali di Gianni Morandi a 16 anni, che si è fatto notare dapprima per la lunga chioma che monopolizza le sue serate (si perde a lisciarsela davanti agli specchi e si dimentica di quante ripetizioni ha già fatto), poi per i tatuaggi sulle braccia (osceni, continuo a sperare per lui che siano trasferibili) ed infine per l'ultima uscita in tema di sport. L'altra sera, infatti, ha tentato di fingersi zelante secchione, avvicinandosi alla Gentile Istruttrice con il farlocco intento di farle verificare se aveva capito bene il movimento da eseguire su un macchinario. Il dialogo è stato il seguente:
Bambuccio Bellicapelli (lisciandosi i capelli sopra un orecchio come Joy Potter in Dawson's Creek): - Scenti (accento e pronuncia da profonda bassa, n.d.a.), mi chiedevo, ma quel movimento lì che mi hai fatto vedere, può esscere che sciomigli a scioccare (scoccare, ma pronunciato con sc iniziale, n.d.a.) una freccia?-
Gentile Istruttrice (sbattendo velocemente le palpebre e con angoli della bocca che tremano sospettosamente):- Scoccare una freccia dici? No, in realtà non è la stessa cosa-.
Bambuccio Bellicapelli (mimando il gesto del perfetto scoccatore di freccia): - No perchè sciai, a me sembra che assomigli, vedi come viene?
Gentile Istruttrice (fissandolo intensamente e parlando con lentezza): - Capisco, ma in realtà è un po' diverso, non devi portare il braccio così tanto indietro...
Bambuccio Bellicapelli (entusiasta): - No, sciai, lo chiedevo perchè io tiro con l'arco...
Ed ecco svelato il vero scopo del surreale dialogo: far sapere alla Gentile Istruttrice, e potenzialmente alla palestra tutta, che lui fa quella roba lì. Che lui, con quelle braccia spigolose e chilometriche, mica ci fa solo del faidate (...), no, ci tende pure un arco. O magari un archetto. Più probabilmente un arco di quelli che si fanno da bambini, con un ramo di pioppo e uno spago tutto mollo. Che comunque, secondo lui, fa figo.
Probabilmente l'avrebbe a breve raccontata anche a me, che lì vicino soffocavo per trattenere le risate, non fosse che tutti siamo stati distratti dall'arrivo del Migliore: un biondastro magro e mal vestito, con una gamba di pantalone su e una giù, tipico di chi il sabato pomeriggio non ha niente di meglio da fare che guardare Amici di Maria. Era un po' che gironzolava alzando pesi a raglio, abbozzando due sollevamenti e riponendoli subito. Ma ora pareva aver trovato il suo attrezzo di elezione, forse ispirato proprio dall'avvincente racconto del Bambuccio Bellicapelli: il bastone di legno. Lo ha guardato pensieroso, poi gli si è accesa una luce nello sguardo, se lo è posizionato sulle spalle e si è messo a fare delle torsioni con il busto. A parte che non avesse inventato niente di nuovo da giustificare tutta questa scena, il meglio era come eseguiva le torsioni, crollando da un lato e dall'altro, tutto storto e scoordinato. Il pensiero mi è volato subito a quei giochini di legno che vendono nei negozi in montagna, quegli animaletti fatti di tanti pezzettini tenuti insieme da un elastico interno. Pigi un bottone nascosto, l'elastico si rilascia e l'animaletto si accascia sulla base tutto sconnesso. Al Migliore mancava solo la base.
Dopo tanto liquefarsi, ha appoggiato il bastone, si è guardato intorno orgoglioso e si è avviato verso lo spogliatoio. Sfortuna ha voluto che sul suo percorso incontrasse il sacco da boxe, da sempre oggetto di irresistibile attrazione per i maschi. Attrazione che, dai più recenti studi, pare essere inversamente proporzionale alla conoscenza effettiva dell'uso del sacco sfoggiata dal soggetto. Per il Migliore è stato ineluttabile destino: si è piegato come in preda ai crampi per la diarrea, ha caricato i pugnetti e ha sferrato due maldestri colpi all'enorme sacco, che ha oscillato all'indietro. Poi il Migliore si è raddrizzato e si è guardato intorno trionfante, dimentico della regola base del pendolo e digiuno anche di una buona lettura di Poe. Tutte mancanze subito sanate dall'impatto con il saccone, che lo ha colpito come una rivelazione, lo ha sollevato e lo ha delicatamente riappoggiato un paio di metri più in là. La faccia stupita del Migliore è stata senz'altro la sua esibizione più riuscita.
Se ne è uscito con una discrezione molto diversa, fuggendo dalla palestra come se si fosse ricordato solo in quel momento di aver lasciato sul fuoco quattro litri di olio da frittura. Non ho più rivisto il Migliore da quel giorno, ma mi piace immaginare che ora corra libero, sul pavimento di una palestra per Migliori, là dove non ci sono sacchi da boxe e bastoni di legno ad intralciarne i trionfi.

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