mercoledì 11 marzo 2015

BREVISSIMO POST DI WHISKY ED IPOTETICA DELL'IRREALTA'

E per la premiata serie "Sogno o son desta": mi sono appena sentita dire "guarda che non sei la sola a lavorare" da un uomo, ultra quarantenne, che alle ore 16.50 ha varcato la soglia di un bar ordinando un whisky e coca e a seguire si è stravaccato su uno sgabello, predisponendosi ad importunare le bariste per molte ore a venire, in unione con altri due gaglioffi che, come lui, ogni giorno, dalle 16 in poi, si dedicano all'alcolismo in cordata. Considerate che tale acutissima e per nulla risentita osservazione ha fatto seguito al mio ardito proferire parola, posto che, all'invito della barista a restare per sfanculare insieme a loro il soggetto, avevo semplicemente risposto che mi sarebbe piaciuto ma dovevo tornare al lavoro. E considerate altresì che questo pregevole esempio di maschio italico non mi conosce neppure per sbaglio. Sommate il tutto, mischiate come se fosse un cocktail fuori luogo per orario e categoria, ed otterrete l'ennesima valida motivazione per non nutrire felici aspettative verso il mondo ma(h!)schio. E per non dare mai corda a simili esemplari di umanoide. Tranne nel caso in cui la corda sia quella che io stessa gli avviluppo stretta stretta intorno al collo, in un caldo, materno e femminile abbraccio di conforto. A proposito: redarguito dalla barista, il Cavaliere del lavoro ha borbottato ferree argomentazioni a sostegno della sua acidità livorosa, del tipo "guarda che ci sono tanti modi di lavorare, ad esempio io potrei stare lavorando anche da qui, al telefono". Chiaramente un'ipotetica dell'irrealtà o, nel suo caso, della fantascienza. Ciò nonostante, voglio accogliere il suo egregio esempio ed informare tutti che da domani mi trovate non nello studio, ma al bar sotto allo studio, abbracciata ad una bottiglia di prosecco ma con il telefono in mano, acciocchè io possa dirvi con fierezza "che ti credi? Sto lavorando".

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