lunedì 15 giugno 2015

MENTE SANA IN CORPO MANZO PARTE TERZA - I RAGAZZI DEL SALOTTO

La palestra è davvero come Quark: ci scherzi sopra, la prendi in giro, dici che è sempre uguale, ma alla fine arriva la puntata che ti inchioda al divano, con nozioni che non solo non avevi, ma che nemmeno pensavi di poter volere. Perché la palestra è, innanzi tutto, osservazione e scoperta. Continua. Inaspettata, spesso indesiderata, ma sempre entusiasmante.
Ed eccomi dunque, novella Enrichetta Lowell,
a descrivervi una nuova razza di frequentatori di palestra, emersa alla ribalta della mia attenzione soltanto di recente. Una razza particolarmente schiva e discreta, che nonostante ciò merita di essere valorizzata, perché ha davvero tanto da dire al mondo, anche se il mondo non è che stesse proprio col fiato sospeso nell'attesa. In assenza di una trasmissione a reti unificate, questa razza si accontenta di dirlo alla palestra tutta. E tanto fa senza alcuno sforzo vocale, né senza prepotente sfondamento dei timpani altrui. Perché la forza di questa armata dell'argomentazione, secondo i dettami del marketing moderno, non è il volume, bensì la distribuzione capillare.
Come detto, non salta subito all'occhio. Il loro è un piccolo gruppo, variabile nella composizione a seconda delle serate, con un minimo di due fino a un massimo di cinque partecipanti. Sono giovani, sono maschi (era quasi scontato) e condividono la stessa passione per la palestra (e notare che ho detto palestra, non sport) e per i tatuaggi osceni malamente eseguiti. Anzi, a dire il vero sono quasi certa che si riforniscano dallo stesso spacciatore di inchiostro per pelle. E' improbabile che esistano due professionisti dal tratto così  fino ed incerto, dagli svolazzi così storti e deformati. Oppure si tratta di un segno distintivo occulto, uno sgorbio volutamente brutto con il quale si riconoscono non appena arrotolano la manica della felpa.
Condividono anche una insana passione per l'abbigliamento simil militare e mimetico. Entrano loro e mi ritrovo a pensare, senza rendermene conto, a film come Apocalypse Now e Platoon. Nel loro caso, l'abbigliamento ha l'effetto esattamente contrario rispetto alla mimesi: la palestra è tutta giallo flash e arancione stabilo boss, vestiti nella nuance del grigio cemento, del verde marcio e del marrone oltre fango, spiccano come una crosta di terra appiccicata sulla gonna di Violetta.
Sono quasi tutti leggermente in forma fisica, il che rappresenta il vero mistero di questo gruppo. Cioè, considerato che li sento parlare di lavori, che la serata la trascorrono in palestra e che hanno vite frastagliate, quando e come fanno un minimo di esercizio fisico? Non lì, sicuramente. La loro routine prevede: arrivo verso le 21, vestizione mimetica e camminata dinoccolata al centro della palestra. La camminata, che un ingenuo e superficiale osservatore potrebbe scambiare per riscaldamento o banale necessità motoria, adempie in realtà alla importante funzione di richiamo di gruppo, attraverso l'esibizione degli orridi tatuaggi e dei molti strati di indumenti mimetici, che rendono il Ragazzo del Salotto immediatamente riconoscibile e visibile ai suoi simili.
Lentamente e con finto disinteresse si avvicinano gli uni agli altri. Si posizionano a ventaglio su alcuni dei macchinari di sala, con una certa predilezione per la pressa e la macchina dei pettorali, che hanno pure il vantaggio di essere vicine. Segue esecuzione svogliata e rattrappita di una mezza ripetizione di esercizi, con pesi importanti, che variano da 2,5 fino anche a 5 kg uno sull'altro. E poi eccola, la magia. La borraccia. Il Beverone.
Lo ammetto, sulle prime non è stato facile capire che i Ragazzi non sono indolenti frequentatori di palestra come ce ne sono tanti. Ma, come sempre, con pazienza e tanta voglia di farmi fatti che non fossero i miei, l'epifania è giunta. Terminati i muffi finti esercizi, talvolta solo sfumati, come se fosse un'inquadratura enfatica di Cento Vetrine, i Ragazzi si alzano, indolenti, ciondolanti. Qualcuno si sfila una felpa, per rivelare la maglietta mimetica che ha sotto, qualcun altro sfoggia una canottiera, per esporre meglio l'ennesimo svolazzo sul torace, che pare tatuato da Lapo Elkann dopo un festino di quelli che sa lui. Poi, tranquillo e lento, conscio della propria valenza ieratica, il capogruppo della serata estrae un borraccione di plastica, dalla cui trasparenza risalta un liquido dai colori improbabili. Cioè, non so come lo ottengano, ma sono abbastanza sicura che nessun frutto né ortaggio esistente abbia quel colore. E' il segnale. A ruota, gli altri Ragazzi estraggono il loro Beverone, munito di cannuccino (sono impegnati a parlare, la bevuta deve essere fluida), il gruppo si compatta e si rilassa addosso ad un macchinario, ed ecco che la trasformazione in Salotto è compiuta.
Da questo momento non fingono più di essere lì per fare dello sport. Da questo momento hanno un solo scopo nella vita: sviscerare animatamente i drammi delle loro esistenze, rinfrancandosi di tanto in tanto con una ciucciata di Beverone. Il punto è che nella borraccia è contenuto un mischione di integratori per palestrati senza ritorno, di quelle robe esplosive che servono a sostenere e potenziare chi fa 4 serie da 30 ripetizioni con bilancieri da 250 kg. Prima di schiantarti il fegato e farti detonare i reni, chiaramente. Per cui, il senso del beverone nei Ragazzi è inesistente, almeno che non si tratti di un lentissimo suicidio di massa. Il che mi tornerebbe pure, visto gli alti contenuti esistenziali dei  loro discorsi.
Parlano davvero a bassa voce, devo dargliene atto. Ma non crediate che questo rappresenti la volontà di mantenere segrete le loro esistenze o che possa impedire a me di sapere di che parlano. I Ragazzi del Salotto vogliono che il mondo sappia quanto sono complessi e virilmente sofferti. E secondo me fanno bene, perché se ci si fermasse a macchie grigio-verdi, scarabocchi storti e ciucciatine di beveroni, si potrebbe anche pensare che siano quattro innocui minchioni con tanto bisogno di idratazione. Ma, come ci insegnavano Sabrina Salerno e Jo Squillo, oltre le gambe (rachitiche, perché la pressa la addobbano, non la usano) c'è di più, davvero molto di più. Ci sono lagrimevoli storie di rapporti sentimentali inspiegabilmente troncati da lei, che lo amava tanto, ma tanto, ma così tanto, da non riuscire a trattenere la tracotanza del proprio affetto e avvertire prepotente la necessità di riversarlo anche sull'amico di lui. E sul capo, al lavoro. E sul ragazzo delle consegne pacchi postali. E vabbè, c'era stata anche quell'altra parentesi con il personal trainer, ma è tutta un'altra storia.
Ci sono drammi automobilistici, che vedono un lui determinato a scaricare lei, colpevole di non essere troppo loquace, sulla provinciale e correre poi a consolarsi a suon di vodka e amici in un caratteristico locale della Bassa. Tra l'altro, non ne ho memorizzato nemmeno mezzo, ma sappiate che i locali notturni della Bassa hanno dei nomi grandiosi, ruvidi ed inneggianti agli anni '80, il decennio in cui ogni truzzeria è rimasta definitivamente confinata.
Ci sono animatissime e dettagliate discussioni sulla forma fisica che hanno intenzione di raggiungere. Prima o poi, certo. Magari non nel 2015. E comunque chi lo dice che non ci sia la reincarnazione? Chiaramente un progetto a lungo termine, ma non per questo deve essere privato di una dettagliata pianificazione. Sono capaci di andare avanti per ore, beverone ciucciato in un mano e asciugamano drappeggiato intorno al collo, a parlare di quale muscolo esattamente vogliono potenziare, che circonferenza di bicipite vogliono raggiungere, quanta massa in termini di peso vogliono acquisire. Da qui, si apre poi il capitolo composizione percentuale del beverone (meno di 50g. di prodotto solubile, no di più, no è troppo, eddai mica voglio diventare Stallone. Giuro che lo hanno detto), che li coinvolge in dissertazioni complesse, per districarsi dalle quali finiscono invariabilmente per coinvolgere la Gentile Istruttrice. La quale li fissa, muta e cortese, per 30 secondi, dopo di che li rassicura che va benissimo quello che stanno facendo, infine si gira con faccia perplessa e torna ad impartire ordini a chi davvero usa l'asciugamano per asciugarsi il sudore, non per fare pendant con la canotta mimetica.
Ora, vi domanderete: come ho fatto ad ascoltarli per così tanto tempo? Sono dotata di super udito o anche io, alla fine dei conti, in palestra ci vado ad ascoltare l'altrui salotto? Nessuna di queste due cose, perché la forza dei Ragazzi del Salotto è proprio questa: la Transumanza. Partono da un angolo della palestra e migrano, dando carattere itinerante alle salottate, secondo un rituale complesso che segue la disposizione dei macchinari. In questo modo il racconto delle loro vite raggiunge tutti, anche i più schivi, anche coloro che, come l'Inquisitore Spagnolo, dei fatti altrui non se ne fanno nulla e soffiano minacciosi in direzione dell'incessante chiacchericcio. In più, se si fa tanto di coordinare la propria routine di allenamento con i flussi migratori dei Ragazzi del Salotto, è possibile continuare ad esercitarsi e, contemporaneamente, seguire il racconto drammatico delle loro esistenze da fiction, senza perdere più di qualche preposizione.
Tutto questo deve avere per forza un senso. Forse, un giorno non lontano, qualche maga da televendita sarà in grado di leggere il futuro nei flussi migratori dei Ragazzi. Oppure, più verosimilmente, verrà il giorno che, facendo zapping annoiato in tv, il mio occhietto intercetterà i volti e le voci incessanti dei Ragazzi del Salotto. In un primo piano alla sudamericana, cioè con fronte tagliata. Là, dove è giusto che stiano: sul nuovissimo canale digitale Vero Lady, acquirente di tutte le telenovele brasiliane degli anni '80. Amen.

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