domenica 18 ottobre 2015

IN AMORE VINCE CHI SI CURA (DI TE)

Di solito non m'imbrodo né mi lodo, sono attività che non amo. Si tende a rendersi sempre un po' ridicoli quando si applaude se stessi. Di solito, poi, dell'Inquisitore Spagnolo ne parlo per celebrare la mente non convenzionale e l'umorismo spesso involontario che lo contraddistinguono, per cui chissà tu che leggi che idea ti sei fatta di questo bruno giovane, che quando si rabbuia riesce ad assumere la stessa aria di seria riprovazione sfoggiata dal mio cane Frankie. Magari è per questo che si piacciono, per una strana corrispondenza di imbronciati sensi.
Ho anche notato che i miei racconti sono interpretati da alcuni come una sorta di perenne lamentela sul mondo che mi circonda, una sorta di anticipo su quella vecchiaia che trascorrerò in fila nella sala d'attesa del medico di base, spettegolando sull'ultima tirocinante ventenne che si è trovato e su come ai miei tempi queste cose non succedessero. 
Io dico che non è così e
per dimostrarlo oggi vi racconto una cosa bella. Una di quelle cose che ridà fiducia nell'umanità, sopratutto in quella parte di umanità che intavola gare con gli amici, righello alla mano, fondate su lunghezze più o meno pregevoli.
Ieri sera ero stanca e sono svenuta sul divano, con molta grazia però. L'Inquisitore Spagnolo è svenuto con me. Ci siamo riavuti verso le 2 di notte, quando il film che stavamo guardando era finito da un po' e si era già alle pregiate programmazioni XXX di Cielo, che rispolvera film presunti erotici degli anni '70 a beneficio, immagino, di qualche Anzianotto vivace che non ha ancora completato il corso sull'uso di Internet all'Università della terza età. Io ero stravolta dal sonno, quindi mi sono limitata a fare finta di riporre i piatti della cena che ancora erano rimasti in giro, a spogliarmi e ad infilarmi a letto. Ho sentito l'Inquisitore Spagnolo armeggiare e poi non ricordo altro.
Stamattina mi alzo e scopro che, non solo ha portato fuori e poi sfamato il povero Frankie, il quale, più ottimista del principe Filippo, attendeva il nostro risveglio, ma ha anche sistemato per davvero i piatti della cena, riordinato il tutto e, dopo aver raccattato il mio cellulare in giro per casa, lo ha posato sul mio comodino e LO HA MESSO IN CARICA. Sono forse piccole cose, ma che dicono davvero quello che, ve lo giuro, qualunque donna vuole sentirsi dire: mi curo di te. Questo è quello che davvero ci vuole. Non il mazzo di fiori del primo anniversario, che marcisce in attesa di un successore che non arriverà mai. Non la collanina d'oro che, finita la relazione, verrà rivenduta perché diventata oggetto del diavolo che ricorda cose che è meglio dimenticare. Semplicemente questo, il gesto fatto senza che fosse chiesto, senza un'occasione particolare, senza un motivo specifico se non il sapere che del cellulare hai bisogno e che la mattina dopo ti aggirerai spaesata senza di lui, costretta a lasciarlo in carica per ore.
Naturalmente non ho nemmeno bisogno di sottolineare l'ovvio, e cioè che, se penso ai precedenti fidanzati, non ne trovo uno che mi avrebbe rimboccato le coperte per poi occuparsi di cane e casa alle due di notte. O, se mai l'avesse fatto, sarebbe stato per una sorta di investimento: cioè la possibilità di ipotecare sin da ora le prossime due vite, trascorse a rinfacciarmi quella volta che aveva portato fuori il cane mentre io, da egoista, ero svenuta a letto. Ma le mie reincarnazioni sono al sicuro, non è mai successo. Ho avuto un uomo che non alzava nemmeno la scopa per raccogliere un mucchietto di pelo con cui Frankie aveva decorato il pavimento, in attesa del mio intervento. Salvo poi, a seguito di visita a sorpresa di comuni conoscenze, esclamare che l'avevo fatto vergognare davanti ai SUOI amici per lo stato della casa. O anche un altro uomo, che se ne andava a letto sereno, dopo un sabato sera fuori, invitandomi a portare fuori il cane, in pieno centro città alle 2 di notte, all'inno di "il cane è tuo, ci devi pensare tu". 
Questa è l'inizio di una vera parità dei sessi: io mi curo di te, tu ti curi di me, non importa se la società pensa che sia accettabile o meno, virile o meno, femminile o meno. Questo, per me, è amore.
Bello, vero? Lo so. Sembro quasi seria. Ma questo è il mio blog e a questo post manca qualcosa. Un bel dialogo surreale che ci introduca al nuovo giorno, ad esempio. 

DIALOGO SURREALE DI RISVEGLI MUSICALI
(Sabato mattino presto. Lui e Lei dormono abbracciati nel letto. Poiché hanno un appuntamento, Lui ha inserito le sue solite tre sveglie diverse sul cellulare, con suoni diversi. Grazie a Dio ha rinunciato agli allarmi da sottomarino della seconda guerra mondiale e optato per musiche da meditazione orientale, dopo appena un paio di litigate alle 6 del mattino con Lei. Parte la prima sveglia, Lei lo sollecita a ditate e Lui si decide a spegnerla, per poi tornare nella posizione in cui dormiva. Con la seconda sveglia si ripete la scena. Alla terza e prima che Lei possa sditazzarlo...)
LUI (Con autentico entusiasmo, abbracciando Lei con forza e avvinghiandola anche con le gambe, di modo che non si possa più muovere):- Non dire niente, questa godiamocela! 
(Ed inizia a canticchiare a mezza voce stonata la melodia della suoneria)

E' chiaro che devo rivedere il concetto di cura di cui sopra. A volte, amore è anche organizzare incontri periodici con un buon terapista.

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